La conquista dell’Egitto fu un passaggio fondamentale per l’antica Roma, non solo questa terra ricca e fertile diede grande impulso all’economia dell’impero, ma ci furono anche influssi e gli scambi culturali, religiosi e artistici che si radicarono tra i patrizi.
I nobili di Roma erano affascinati dalla cultura opulenta ed orientale dell’Egitto, tanto che il culto di Iside divenne in breve tempo uno dei più importanti, al pari degli dei tradizionali.
L’imperatore Adriano amava particolarmente l’Egitto, la sua Villa Adriana a Tivoli era decorata da molti elementi che richiamavano l’arte orientale, come le statue del Nilo, simboleggiato dalla sfinge, e del Tevere, con la lupa, Romolo e Remo, che ora si trovano vicino sul Campidoglio. Fu proprio Adriano ad ordinare la costruzione del Pantheon, un tempio dedicato a tutte le divinità, dove i fedeli di Iside potevano pregare senza suscitare malumori nei più tradizionalisti.
La famosa statua parlante di Madama Lucrezia, posta all’angolo tra il Palazzetto Venezia e la basilica di S. Marco, è in realtà un busto raffigurante la dea Iside, che deve il suo nome a Lucrezia d’Alagno, trasferita a Roma dopo la morte dell’amante di Alfonso V d’Aragona, re di Napoli.
Via della Gatta prende il nome dal grazioso felino di marmo in grandezza naturale posta sul cornicione di palazzo Grazioli, dopo essere stata rinvenuta nel vicino tempio di Iside, di cui era l’animale sacro. Ci sono molte leggende sulla statua della gatta di Roma, una racconta che l’animale miagolando attirò l’attenzione della mamma di un bambino che stava per cadere dal cornicione, secondo un’altra storia il suo sguardo indicherebbe il nascondiglio di un tesoro.
Tra la chiesa di Santo Stefano del Cacco e Piazza della Minerva si trovano i resti di un tempio di Iside, sebbene il più grande tempio egizio di Roma fosse l‘Iseo Campense, costruito nel 43 a.C., nella zona tra il Pantheon e la Chiesa di Sant’Ignazio, scomparve nel V secolo. Le colonne, le sculture, le sfingi e gli obelischi che lo adornavano vennero riscoperti secoli dopo ed utilizzati per decorare strade e piazze.
Provengono probabilmente da qui il “pulcino della Minerva”, soprannome dato al piccolo elefante di pietra che regge un obelisco, posto nell’omonima piazza, come l’obelisco che decora la fontana di Piazza della Rotonda e quelli portati a Firenze ed Urbino.
Apparteneva all’Iseo Campense anche l’obelisco posto in Piazza Navona, dove si trova anche la Fontana dei Quattro Fiumi, dove viene raffigurato anche il Nilo.
Per concludere questo affascinate viaggio, potrete soffermarvi nella sezione egizia dei Musei Vaticani.