L’Isola Sacra, posta sulla foce del Tevere, è un’isola artificiale voluta dall’Imperatore Traiano, che la fece realizzare durante i lavori per l’ampliamento della Fossa Traiana, il canale che collegava il porto imperiale al fiume.
Originariamente l’isola era più piccola dell’attuale, nel corso dei secoli, infatti, i detriti trasportati dal Tevere ne hanno ampliato la superficie di circa un quarto.
Proprio a causa della sua formazione, l’Isola Sacra era particolarmente fertile e venne coltivata fini alla caduta dell’impero romano, durante il Medioevo la zona venne abbandonata, tutti gli edifici vennero ricoperti da fango e sabbia portati dal mare. Tra gli anni Venti e Quaranta del ‘900 tutta la costa, ormai infestata dalla malaria e rifugio di briganti, venne ed i lavori portarono alla scoperta di una grande necropoli.
Circa 200 tombe, costruite tra il I e il IV secolo d.C. dagli abitanti della vicina Porto, formano un importantissimo sito archeologico, messo un po’ in ombra dai vicini scavi di Ostia Antica.
Gli edifici funerari sono quasi tutte tombe a camere in laterizio, estremamente sono di forma quadrata e circondate da un piccolo recinto, con una copertura a botte la facciata decorata da timpani, capitelli, colonne ed iscrizioni che indicano il nome della famiglia, la posizione sociale ed il testamento del defunto.
Il rango e la ricchezza della famiglia si comprendono più chiaramente entrando nei sepolcri, a seconda nel numero e della qualità di pitture, stucchi e mosaici. All’epoca esistevano due riti funebri, se sono presenti delle nicchie per le olle, si tratta di incinerazione, se si notano degli arcosolii, allora il defunto è stato inumato.
Particolarmente significative sono le tombe numero 43 e 100. La prima e di epoca severiana ed è decorata da un mosaico rappresentante due navi vicino ad un faro con l’iscrizione “qui cessa ogni dolore“. La tomba numero 100 apparteneva a Marco Ulpio Amerimno, probabilmente un chirurgo, ed alla moglie Scribonia Attice, un’ostetrica, come descritto da alcuni bassorilievi che rappresentano appunto un parto.
Ai margini della necropoli venivano sepolti i più poveri, per i quali era sufficiente un’anfora e pochi averi.